Un uomo aveva perso la sua ascia. Sospettò del figlio del vicino e si mise ad osservarlo. La
sua andatura era furtiva, l’espressione del viso era furtiva, il suo modo di parlare era
furtivo. Ogni suo movimento, tutto il suo essere tradiva inequivocabilmente il ladro di
asce.
Poco tempo dopo, scavando nell’orto, l’uomo ritrovò la sua ascia. L’indomani si imbatté
nuovamente nel figlio del vicino. I movimenti del ragazzo, tutto il suo essere non avevano più nulla di furtivo.
(Liezi III)
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